
Villa Lucrezia
Io,
nacqui tra le poseidoniche onde luminose
riflesse tremule radianti su plafone e pareti
illuminate da una novella pronunciata alba,
che dalla sponda Cannobina del Maggiore
Lago d’Italia, di chiara luce gli occhi ebbe
illuminarmi nella linda infermeria adorna
di allineati lettini vuoti dai candidi cuscini.
Poi, bianchi veli croccanti, di liscivia profumati,
aurei rigonfi fruscianti come vele in controluce
dal vento sospintemi incontro plananti, svelavano
di due mani giunte in preghiera unite il rosario
di madreperla elegante coronantele gioiello
a chi pia e devota nel fervore soave bisbigliò
rimate litanie per tutta la sua esistenza.
Come Madre terrena, prima m’apparve in vita
la Vestale dai lunghi veli bianchi sul mio letto china
sollevantemi adagiato sul molle cuscino come
convalescente da una lunga mutante malattia,
Donatomi la sconosciuta un soave sorriso
tra silenzi e riflessi di piccole onde lucenti
plananti, fu il primo viso gaio apparsomi in vita.
Attonito l’ammirai, con lo sguardo l’accarezzai.
Fu bianca luce.
Abbandonato il capo incline a mollezza infantile,
la vista mi si posò sulle tremule onde assolate
accecanti, luci stellari sul lago scintille tremanti
oltre le pietrificate colonne del davanzale decorato
da solitari gerani fioriti, di chiara luce bianca nutriti.
L’aria aperta fu fresca.
La sua mano si posò sulla mia fronte, poi
delicata continuò la preghiera amorosa
come volesse sottrarre con dolcezza alla Morte
l’anima mia. La grazia le fu concessa; m’alzai
e fui già grande, grande come ora.
Nacqui alla Vita.
Red Rose
(Cannobio)
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