Arte e Capitale 2/3

“Lo Spazio è vuoto la materia lo riempie lo anima e lo vive”

L’Arte umana è artificio degli arti?

Oggi, divenuti informatici e quindi privi di manualità (disprassia da ozio), generatori e consumatori di concetti virtuali  deleghiamo alle macchine la nostra maestria utensile e sapienza d’Arte avvicinandoci all’Opera Moderna osservandola distaccati. Speriamo di trovare in essa una ragione onnivora astratta,  gravitando smarriti nel vuoto in cerca di nuove idee. Allora si torna indietro nel periodo delle ultime illusioni concretizzate per capire dove e cosa abbiamo lasciato indietro e che oggi ci manca.

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foto: Gustav Klimt, dettaglio


Gustav Klimt
, fu l’ ultimo artista reale rimasto  sotto la protezione della Musa dell’Arte. Poi anche egli prese le dovute distanze rincorrendo gli artisti  Secessionisti che amavano l’utopia,  dove solo l’arte aveva un potere salvifico. Invece  ci lascia un malinconico testamento.
I Secessionisti austriaci ambivano alla creazione dell’opera d’arte totale, dove non vi era più distinzione tra le varie discipline, di modo che, tutte potessero dialogare alla pari. Il loro ventre era stato sterilizzato, l’origine inquinata, il separatismo affermato.
Si avviarono verso l’era tecnologica nelle nuove arti generate con gli utensili operosi, arte di  spettri generatori di nuove geometrie richieste dalla Tecnica. I disegni tecnici, assunsero una bellezza tale da sbalordire gli artisti. Non più disegni decorativi rappresentano il mondo moderno che avanzava , ma i disegni tecnici progettuali di ingranaggi meccanici si assemblavano tra loro come nuove sculture moderne semoventi in sinergia.

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Gustav Klimt: Fregio a Beethoven (particolare)

Inno alla Gioia 
Nei versi dell’inno alla Gioia di Schiller, il pittore Gustav Klimt interpretò a modo suo senza fallire la mira artistica, il concetto filosofico schilleriano che asserisce: ” le discipline quali la filosofia, la medicina e la giurisprudenza non sono in grado di garantire agli esseri umani una vita piena e felice” e non è a caso che il pittore volle inserire il Mostro dalle pupille bianche – come asseriscono i  siciliani ridotti a meschini – avvertendoci: “I mafiosi hanno le “pupille bianche“, Mostro nascosto tra le figure dei gentili, tra le figure laboriose e ignare, oscuro messaggio che anche Gustav  Klimt in arte volle lasciarci sotto forma di Rebus d’Arte.

foto: G. Klimt – particolare
Arte: la dolce miopia che aggrazia lo sguardo rendendolo incantevole.

L’artista Gustav Klimt si allontanò entusiasta dall’Arte Reale per abbracciare la moderna corrente austriaca dei Secessionisti. Nel suo percorso pittorico/profetico, la bellezza principesca da lui rappresentata, a causa di quel  Mostro le Muse sue divennero sempre più esili e magre fino a diventare figurine denutrite, malate, anoressiche, profetico spettro della caduta dell’Impero Austroungarico entrato in guerra, arresosi per fame.  

Secessionisti

La corrente d’Arte Secessionisti austriaca nasce nel 1902 con l’idea di creare un’Esposizione dove: musica, pittura e scultura potessero esprimersi in un unico evento la XIV Esposizione dei Secessionisti viennesi a celebrazione del grande compositore Beethoven. Incarnazione musicale del Genio umano che attraverso la sua opera sublime espresse in assoluto l’esaltazione dell’Amore come mezzo per redimere l’umanità. Come indicatoci da G. Klimt vincerà purtroppo tre anni quel Mostro identificato nell’opera dedicata al capolavoro di Beethoven. Dietro le note del grande compositore si era annidato il Mostro per diffondere tra gli umani Odio e Separazione portando al disastro Austria e Germania diventando inno di gloria dei nazi prepotenti successivamente, per essere ripreso dalla Germania vincente oggi, del quale inno, godiamo solo il solo titolo equivoco di un Europa ancora in possesso del Mostro nascosto tra le arti e mestieri.

Per Klimt quel Mostro s’era incarnato dentro le Avanguardie, e per la sua bruttezza artistica il suo apparire spavento fu Shock-terapia per l’Arte e per l’intera cultura europea ancora in stile sovrano. Il Mostro apparirà tra zolfo, fiamme,  bombe e morte, sempre rabbioso in tutta la sua brutalità isterica; dalla sua lampada nel 1916 uscirà: DADA.

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Foto: Gustav Klimt, Fregio a Beethoven Inno alla Gioia

Cosi rima con tali parole poetiche Friedrichi Schiller l’Inno alla Gioia:

«Gioia, bella scintilla divina,
figlia dell‘Eliseo,
noi entriamo ebbri e frementi,
o celeste, nel tuo tempio.
Il tuo incanto rende unito
ciò che la moda rigidamente separò,
i mendichi diventano fratelli dei principi
dove la tua ala soave freme.”

Coro:

Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.»

A quel punto in Europa si scatenò il demone “Pandemonio”, mostro riconosciuto da Gustav Klimt nei saggi di Schiller :” le discipline quali la filosofia, la medicina e la giurisprudenza non sono in grado di garantire agli esseri umani una vita piena e felice”

La Francia Borghese demolitrice di antichi Ordini Geometrici, diventerà la centrale giacobina di tutti i disastri europei  in avvenire rivelandosi al mondo sotto mentite spoglia del manto  ingannatore di Grande Cerimoniere d’Arte

Cosa si scopre di diverso nella seconda “traduzione” letteraria” priva d’interpretazioni del paroliere?

“Gioia, bella scintilla degli dei
Figlia di Elysium, (Eliseo il profeta?)
Entriamo ubriachi di fuoco,
Celeste, il tuo santuario!
I tuoi incantesimi si legano di nuovo
Cosa la moda ha rigorosamente diviso;
I mendicanti diventano fratelli dei principi,
Dove è la tua ala gentile.

coro

Abbracciati, milioni!
Questo bacio al mondo intero!
Fratelli, sopra la tenda stellata
Un caro padre deve vivere

Domanda n. 1: chi finanziò l’Operazione Stai Uniti?

Bandiera Betsy Ross in vendita, bandiera Betsy Ross

Foto 1: prima bandiera americana Unione dei 13 stati 1776

Foto 2 ; Passaggio successivo alla “Guerra Civile americana “:
Padre delle Nazioni

Metamorfosi del “cielo stellato”.
Quante stelle siamo ora?

Link : segue pag. 3/3


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Gabriële Buffet o “il cervello erotico” dice Francis Picabia — Cucinando poesie

Articolo di Nonna Pittilla: reblog

prima di parlare di Francis Picabia, uno dei massimi esponenti del Gruppo di Puteauz, penso si debba parlare di sua moglie Gabriële Buffet, che fu senza troppo apparire uno dei personaggi che hanno fatto la storia e la differenza di quel periodo storico ed artistico. Musicista, moglie di Francis Picabia, amante di Marcel Duchamp e […]

Gabriële Buffet o “il cervello erotico” dice Francis Picabia — Cucinando poesie

Note aggiuntive e di critica:

Il link allegato ci porta all’articolo completo di “Nonna Pittilla”, una gentile ed elegante blogger di Word Press, meritevole di questo buon articolo introduttivo su Gabriële Buffett, una star concettuale dell’Arte delle Avanguardie dei primi novecento, facente parte di una congrega di fede responsabili del cambiamento concettuale dell’Arte, modernizzandone più la Storia che il contenuto.

La devozione delle Avanguardie a Gabriele Buffet era dovuto al fatto che la sua pungente e severa penna di Critica d’Arte non permetteva soprusi e scavalcamenti nella disciplinata organizzazione DADA.
Soddisfare le sue grazie voleva dire essere ingaggiati ai piani superiori nell’organizzazione Dada europea che adunava migliaia di adepti sparsi ovunque, e si poteva assumere un ruolo politico ed artistico, ma solo sotto al suo severo comando di Critica d’Arte. Coi suoi due massimi superiori Francis Picabia e Marcel Duchamp ella poteva dirigere i progetti finanziari e politici di due alti potentati finanziatori dell’impresa DADA, i mecenati Katherine Dreier e Walter Arensberg cofondatori della “Society of Independent Artists”, Club a copertura per finanziamenti occulti e operazioni politiche azzardate in Europa.

Gli interessi e le mira delle Comunità americane in Europa godevano di ampie convivenze storico politiche, spesso sconosciute alle autorità dei vari Stati europei indipendenti e ostili tra loro, come ai loro rispettivi popoli, e che, ignari sull’esistenza di un potere extra nazionale già presente da secoli nei propri territori, andavano incontro alle loro disfatte storiche, mutamenti e rivoluzioni socio industriali, considerandole come fenomeni naturali o ciclici di Storia.

Gabriële Buffet assumerà inizialmente un ruolo di “aiuto regia” imponendosi col tempo anche nel ruolo regista nella rivoluzione europea al modernismo, da qui il titoli attribuitele di Re e Regina sulla scacchiera geopolitica diretta da noti scacchisti e direttori d’orchestra che avranno un ruolo importantissimo per l’ascesa devastante dell‘estrema destra in Europa e della Democrazia poi (pentitasi) a rimedio nel dopoguerra.

La castità sessuale, il celibato, il nubilato, il noviziato, come l’abbandono dei propri pargoli o l’affidamento a tate, collegi e adozioni, sono d’obbligo per chi, caricatosi di una responsabilità storica post cedente il matrimonio o ante cedente i grandi motti rivoluzionari, è prassi nella storia dei grandi interpreti e condottieri l’abbandono dei figli in quanto mettono in primo piano il ruolo da sostenere perché legati a “giuramenti mortali” a priori , siano essi militari militanti o di fede.

Gabriële Buffet, resterà una penna critica longeva, e per essere stata “scaricata” da Francis Picabia (divorzio) in favore della bella Germaine Everling, anch’ella giornalista e critica d’arte) ci narrerà la deriva di Picabia finito nel baratro dell’alcol e droghe fino alla demenza più totale soffiandogli il posto prestigioso conteso anche dalla seconda moglie G. Everling.

Per capire meglio la portata di una festa organizzata da Francis Picabia sul finire dei suoi anni, basta leggere alcuni nomi degli invitati alla festa attentamente selezionati per comprendere quanto sia stata manipolata l’arte dall’Intelligence borghese cosmopolita. Picabia accettò volentieri questa missione  di nuovo genere e, sempre perseguitato dalle malattie e dai farmaci, annunciò un “Veglione cacodilato!” di fine anno 1921.

Si narra:

Vi erano, tra cento convitati, Léon Barthou e Léonce Rosemberg, il pittore Marcel Bain ed il deputato Henry Pathé, George Scott ed il senatore Lederlin, Erik Satie, Georges Clemenceau (nipote del grande Clemenceau), Maurice Martin du Gard, Jean Victor-Hugo, Jean Cocteau, Georges Auric, i pianisti Magda Tagliaferro e Marcelle Meyer, la baronessa Jeanne Double, Dunoyer de Segonzac, il principe Rospigliosi, i fratelli Isola, l’infante Luis de Bragance, Picasso, Ambroise Vollard, Brancusi, Francis Poulanc, Raymond Radiguet, Olympe Herriot, Thérèse Diehl, la danzatrice Cariathis, Irène Lagut, Paul Morand, Gabriel Grovlez, ecc.
inoltre: Francis Poulenc, Darius Milhaud, Marthe Chenal, Georges Auric, René Blum, i Fratellini, Rolland Dorgèles, Georges Casella, François e Jean Victor-Hugo, Tzara, “Magda-da” Tagliaferro, Marcel Duchamp, Jean Crotti, Dunoyer de Segonzac, Pierre Lalo, Paul Poiret, Ezra Pound… ecc

Che cosa hanno in comune fra loro? 😉


Poesia Cosmica n. 70

Galassia 21

Troppo firmamento sconvolse l’ordine
infinite parole caddero nel vuoto
obbiettivi rimasti a metà scompaiono
femmine ansiose senza incontri ansimano.
Uomini si spengono seduti davanti al vuoto
per puntate televisive di chi non ha più parola,
e sentono del potere battere lento il cuore
fievole la speranza, forte la delusione
ed è preoccupazione, quasi orrore.

Chi ci governerà senza televisione?
Ai divani! Ai divani!
Vogliamo illusioni!

I capelli — marcello comitini

XXIII. Capelli riccioluti sino alla scollatura! Boccoli profumati carichi d’indolenza! Estasi! Per popolare quest’oscura alcova dei ricordi che dormono nella tua capigliatura la scuoterò nell’aria come un fazzoletto. La rovente Africa e la languida Asia, tutto un mondo lontano, assente, quasi estinto, vive nel tuo profondo, foresta di aromi! Alcune anime navigano immerse nella musica, […]

I capelli — marcellocomitini

Riblogghiamo questa pagina di Marcello Comitini nella nostra sezione dedicata ai Reblog. In tale pagina M. Comitini ci presenta di Baudelaire una bella traduzione del XXIII canto dal francese eseguita di suo pugno. Riteniamo interessante questa sua personale traduzione dal francese (di cui è cultore) sottoponendolo alla vostra l’attenzione:

Charles Baudelaire (Traduzione di Marcello Comitini)
da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male 1857-1861”, Edizioni Caffè Tergeste, 2017

A fondo pagina (tra i commenti) troverete un giro di corrispondenza dove si mette in luce due modi diversi di leggere la stessa poesia, una poetica (di Comitini) e l’altra istruttiva e decriptata (Nostra).

Il poema “I fiori del Male” di Charles Baudelaire riteniamo giustamente vi sia nasconda una verità che si è voluta negare per ragioni politiche morali.

Belladonna -
Belladonna- ipnotico
Il suo odore sgradevole assomiglia ai profumi confusi di catrame, di muschio e di olio di cocco

O capelli blu, drappo teso di tenebre,
siete l’azzurro di un cielo immenso e rotondo;
sui bordi vellutati delle ciocche ondulate
con furore m’inebrio ai profumi confusi
di catrame, di muschio e di olio di cocco.

link: I capelli — marcellocomitini

Buona lettura.

Picasso: 120.000 quadri e più.

La Fabbrica Picasso

Se Pablo Picasso non fosse al riparo dai “Segugi di Artemide”,  i suoi cataloghi, gli articoli d’Arte, le recensioni che ripetono a memoria la stessa cantilena da anni osannandolo  maestro al di sopra di ogni suo collega, i mercati d’Asta non saprebbero come nascondere una anomala “Fabbrica Picasso” che gli stava alle spalle con tanto di dipendenti, manager, mercati,  collaboratori  esterni, battitori d’Asta, critici, fotografi, scenografi, cineasta, giornalisti e mille intellettuali che gli facevano quadrato intorno e altro ancora e di più .

La Fabbrica Picasso era una macchina perfetta e mimetica. Analizzandola da vicino è un macchina isterica d’alta produzione di quadri  ed oggetti d’arte e cose di terzi firmate per un totale 120.000 pezzi catalogati come se non fossero soprammobili e ceramiche fortemente decorative da  espandere sul Mercato mondiale a chi è disposto a sostenere un mito fortemente economico e non certamente l’Arte. Picasso è un Copy severissimo a protezione di una Industria funzionante 24 ore su 24 in tutto il mondo. Quanto lavoro dietro.
Se aggiungessimo a ciò le sue avventure amorose, politiche, belliche e relazioni artistiche o ministeriali, pare legittimo chiedersi: “Quanti erano i Pablo  Picasso nel mondo? ” e qual’era il suo carburante da renderlo  iperattivo?
Alice Toklas nelle due biografie degli artisti conosciuti ai tempi, ci narra di un Picasso che avesse degli allievi in Spagna, ma anche copisti e riproduttori in Romania. Nella corrispondenza col suo gallerista/piazzista, Picasso ci confida attraverso il suo Agente dal quale passare per firmare opere di cui non era a conoscenza. Che Picasso fosse un disegnatore assiduo, quello si, e che spedisse i bozzetti da far realizzare ai propri collaboratori per poi passare per la firmare è poco noto. Per il pubblico americano G. Stein racconta esserci stato il suo copista fisso (da lei ingaggiato) che riprodurre in bella copia i quadri brutti o i commissionati a bozzetto. Quindi chi disegna su blocchetto assiduamente si presuppone essere un dirigente alla scrivania… quale? Verrà indagata.

Nel frattempo le indagini proseguono verso la sospettata produzione della misteriosa “Fabbrica Picasso”.

foto: Atelier di Picasso

Se prendessimo tutte le sue opere sparse nel mondo e aggiungessimo quelle mai catalogate e le volessimo suddividere in ore di lavoro, il conto non torna. Una simile produzione non può realizzarla una singola persona. Indagando nella sua vita privata troveremo molti giorni scioperati, mesi e anche qualche anno passato senza produrre nulla. Il  calcolo delle ore fa dedurre che a monte di tale produzione qualcosa non torni, quindi l’idea di una Fabbrica o marchio di Fabbrica prende legittima forma. Tornando a chi, futura socia in affari parlò di lui, di Gertrude Stein leggiamo quanto segue:

Una delle cose che m’interessarono di più furono le conversazioni che ebbi dopo aver scritto L’Autobiografia.
C’è sempre qualcosa che uno vi dice su qualcuno che non si conosce ancora, Marcoussis mi parlò di Picasso e Guillaune Apollinaire e Max Jabob. Mi disse che lo sapeva da quei tempi, eppure era molto giovane, comunque mi disse che in quei primi tempi Picasso aveva concepito la produzione in serie esattamente come la facevano in America. Diceva che ogni poeta doveva scrivere una poesia come lui doveva dipingere un quadro al giorno e se lui dipingeva un quadro al giorno ci sarebbe stato un tale ammasso che avrebbe completamente forzato un mercato per le poesie e i quadri e sarebbe successo questo. Diceva che dovevano portare ogni giorno la poesia a lui, e naturalmente lui avrebbe avuto un quadro pronto da mostrare e così faceva e loro facevano. Certo, loro non facevano tante poesie ma lui fece un quadro al giorno.

Bene; quando afferma: “Picasso aveva concepito la produzione in serie esattamente come la facevano in America.” si parla di “catena di montaggio” seriale come quella idealizzata dall’economista americano Federisc Taylor per la Ford.

Ora facciamo due conti della serva.

Concediamo a Picasso 360 giorni lavorativi per un totale di 360 quadri all’anno che moltiplicati per 72 anni lavorativi dall’impegno preso ai tempi del  BateauLavoir fanno un totale di 25.920 quadri. Andare a 120.000 quadri mancano all’appello 94.080 quadri. Per correttezza di calcolo e per realizzare una simile produzione ci vogliono almeno 5 Pablo Picasso impegnati tutti i giorni e per tutta la vita, sparsi nel mondo senza fare mai un giorno di riposo o vacanza altrimenti i conti andrebbero a rialzo.

Numero 120.000 quadri e non c’è una sola fotografia sua con la maglietta sporca di colore, ne maniche, ne mani?

Pablo Picasso e B.B. (Brigitte Bardot)

Approfondendo la ricerca sulla sua vita privata ne esce un Pablo Picasso “Noir”, pedinato dai servizi segreti francesi che mette a dura prova i migliori ispettori e detective  politico/militari stranieri, professori d’Arte, Critici, Collezionisti e agenti di Finanza, venendo alla luce, tracce di una serie di reati da citare Pablo Picasso a giudizio davanti ad un tribunale Internazionale d’Arte  per un severo Giudizio Universale.


Cubismo e Picasso
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Picasso a Milano //// dalla mostra a Palazzo Reale fino al cinema

Pablo Picasso visto al cinemae dal Cinema. Una pagina utile e rebloggata senza commenti perché ben fatta e piena di informazioni utili da scoprire per chi ama l’artista Pablo Picasso lo segue.

https://labrouge.wordpress.com/2012/09/30/picasso-a-milano-dalla-mostra-a-palazzo-reale-fino-al-cinema/


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Cubismo e Picasso

labRouge

Artista immenso, grande attore, tanto cinema. Inaugurata a Milano, a Palazzo Reale, una mostra che può essere definita storica, su Pablo Picasso. Quando si tratta di un grande nome in una retrospettiva, nei tempi recenti si tende ad essere un po’ scettici sulla qualità e sulla completezza della mostra. Non è questo il caso: sono presenti 200 lavori dal Museo Picasso di Parigi, dunque opere che fanno testo. Con un richiamo, in sala delle Cariatidi, su grande schermo, alla Guernica, il capolavoro che nel 1953 fu portato a Milano proprio dallo stesso Picasso, oggi considerato troppo delicato per il trasporto. In parallelo allo spazio Oberdan è stata proposta una rassegna di fiction e di documentario dal titolo Tra cinema e Arte: Pablo Picasso.

Dunque il cinema ancora una volta soccorre un’arte “maggiore” portando alla luce la vicenda di un grande maestro dell’arte moderna – forse il più grande-…

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