Tu sei un vincente e fai sempre le cose bene. Tu sei un vincente e lo vorresti essere sempre, perché in fondo all’anima sei un vero americano: un Campione.
Rendy Hansen ha il mio sottile senso dell’umorismo perché qualche volta in vita sua, come me deve aver perso qualche partita.
Cantate, cantate o poeti la vita che avete vissuto non la vita immaginata; lasciate a posteri tra rime l’esperienza che vi coinvolse cosi che possano giudicare i vostri ed altrui peccati e capire dagli errori tutti anche quelli altrui nascosti che in rovina ci hanno portato. Cantate, cantate, vi ascolto.
Tornando al Capolavoro Les Demoinselle d’Avignon” dopo aver fatto una analisi politica e storica nel contesto del quale prese forma e luce l’opera, riprendiamo ad analizzare lo “stile” pittorico dell’opera. Osservando l’opera notiamo che stilisticamente di cubistico c’è poco o niente. Le linee sono curve, la profondità è bidimensionale, scarsa è la coloristica. Il quadro si presenta non più come la pittura tradizionale vuole, ma come la nuova grafica moderna esige: essere veloce da eseguire e fumettista. Prima di quel quadro Pablo Picasso ebbe un incontro con Marcel Duchamp allacciando buoni rapporti. Poù avanti Marcel Duchamp prenderà base logistica a Rosesin Spagna, nella sua prima residenza estiva spagnola avuta in concessione da Salvador Dalì. Quel nome “Roses” lo accompagnerà per tutta la vita.
Come e dove nasce l’idea del Cubismo?
C’è un altra premessa da sottoporre, ed è che, la politica che intreccia la storia con l’arte ha una radice profonda. Per sradicare il tronco bisogna zappare in profondità. Come già accennato in un altro articolo, a Picasso l’idea estetica del cubismo pittorico glie la porta Marcel Duchamp suggerendogli il pozzo dove andare ad attingere le idee. Marcel Duchamp incontrò Picasso presso la base logistica degli intellettuali cosmopoliti nella “Sinagoga del sabato sera” in casa Gertrude Stein a Parigi, la quale, su Pablo aveva un forte carisma e simpatia che circuirà. Praticamente Picasso a breve verrà mantenuto di sana pianta da un giro di posta tra i ricchi ebrei americani attraverso i fratelli Stein al fine di mettere in piedi un progetto ambito: Creare il più grande e prestigioso Mercato d’Arte moderna in Francia con base al Salond’Automne. L’ambito progetto era d’impinguire il forziere dei cosmopoliti europei attraverso la più accreditata Borsa al mondo in materia d’Arte Moderna. Al mondo non c”era un simile mercato ufficiale, si trattava di metterlo in piedi e legalizzarlo, cosicché la comunità cosmopolita francese attraverso quei contributi economici dei “Fratelli americani”, li avrebbero finalizzati nelle manovre eversive internazionali da realizzarsi sulla spinta imperialista del 26esimo Presidente americano Theodore Roosevelt, progetto per la rivincita e conquista della Russia aggiungendola alla ista delle battaglie e a tutti gli imperi monarchici d’Europa e nel mondo da conquistare. Per Roosevelt la monarchia doveva sparire dalla politica e la Democrazia, sua sostitutiva, avrebbe regnato il mondo. L’interesse dei cosmopoliti per la Democrazia doveva diventare elemento essenziale per camuffare tutte le manovre ombra per la loro espansione e dominio assoluto.
La base logistica Americana in Europea, come in precedenza, fu ancora la Francia giacobina. La Francia, con la ghigliottina aveva dato modo di farsi rispettare nel mondo come crudele ed intrigante, maestra nella manipolazione intellettuale e regina delle parole eversive.
Con la disfatta della Spagna di fine secolo ottocento, le tratte marittime spagnole conquistate dagli americani e i relativi porti annessi finirono di proprietà Usa, Per una politica di convivenza con gli alleati, molte tratte e rotte furono cedute su licenza agli inglesi.
In casa Gertrude Stein Ci fu una bella discussione animata con Pablo Picasso sull’avvenuta sconfitta della Spagna. Picasso lamentava la prepotenza americana e la fame cui furono sottoposti i cittadini spagnoli a causa del ferreo embargo (strangolamento commerciale) sul furto geopolitico delle colonie asiatiche subìto per mano dei “fratelli giudei americani”, Colonieasiatiche che furono cedute per qualche milione di dollari, danaro che la Spagna dovette restituire con gli interessi per la guerra persa. Gertrude Stein, giudea americana pure lei, faceva notare a Picasso che comunque, tutto ciò che è americano – essendo divenuta l’America un potere ebraico – tutto ciò era anche suo perché ebreo, e quindi, in lui si designava – se disponibile al gioco – la figura del futuro Governatore occulto in Spagna in materia d’arte. Pablo Picasso accettò la sfida e il ruolo. Capito il gioco internazionale dei Fratelli di fede fu per lui una scelta audace e sincera.
Infatti, nel 1936 Picasso diverrà Direttore del Muse Prado, carica che dichiarerà non aver mai professato ma profonde tracce sul contrabbando di Arte classica condurranno a lui come le opere classiche di El Greco ed altri artisti classici spagnoli dichiarate distrutte durante la Guerra Civile spagnola 1936/39 e ritrovate casualmente Chicago. Il ruolo di Direttore del Prado, Picasso lo esercitò da sempre in quanto non diede mai le dimissioni da tale carica fino ed oltre la morte. Sull’amministrazione del Prado, Picasso veniva sempre informato di tutto e tempestivamente.
La copertura sulle transizioni dei capitali illeciti legalizzati, doveva avvenire – come in passato – attraverso Banche straniere o private residenti in Francia. Tale Mercato era diretto da agenti delle finanze al servizio del capitalismo internazionale cosmopolita. Gli insospettabili agenti consenzienti sulle transizioni, erano anche titolari, direttori o manipolatori delle correnti artistiche in voga in Francia. I finanziamenti avvenivano come in passato con gli impressionisti (vedi scheda di Monet e Césanne), che attraverso i loro quadri super pagati, importarono nella economia europea gli illeciti finanziamenti americani. In tal modo veniva eluso per mezzo secolo il controllo fiscale da parte del Ministero della Finanze di Francia sull’Arte.
Questa premessa ispettiva ci conduce al vero inventore del modello pittorico “frantumista” presente nel quadro “Les Demoiselle d’Avignon”. La scoperta partirà da una sbadata soffiata involontaria ad opera di Fancis Picabia (ubriaco e drogato come sempre) dandoci una rivelazione sorprendente che ci permetterà di identificare il Superiore che stava ai vertici dell’organizzazione artistica ” Avanguardia” in Francia.
Chi era?
Isidore Ducasse – Lautreamont
Il nome segreto dell’innominato Leader (poeta), in molti lettori desterà grande sorpresa. Il nome cui Picabia si riferiva era un noto Poeta di fine secolo ottocento che per l’anagrafe francese risultava essere morto. Eppure, tale agente mai morto divenuto “ombra” dirigeva e copriva tutte le malefatte finanziarie delle Avanguardie in Francia. La Talpa, se tale possiamo definirla, era imboscata presso l’Intendenza di Finanza francese, poeta risorto da Francis Picabia spifferandoci il nome del micidiale poeta maledetto Isidore Ducasse conte di Loutreamont compositore dei Canti di Maldoror. Per l’anagrafe francese il cittadino Isidore Ducasse studente universitario già compositore d’opera, risulta essere figlio di un diplomatico francese di stanza a Montevideo, però il signor Isidore Ducasse, da un certificato medico risultava in Francia, malaticcio e morto improvvisamente di febbre. Un documento medico lo attestava, ma poco si sa su chi fosse il medico firmatario. La famosa prassi che i dirigenti cosmopoliti devono frequentare i primi due anni universitari di medicina rimane ancora oggi un mistero insoluto.
Di Isidore Luciern Ducasse poco si sa su vita e morte, tanto meno dove sia stato sepolto. Per gli studiosi di lettere francesi, storici e bibliografi di Isidore Ducasse, nello studio mancano moltissimi indizi per riuscire a ricreare un profilo preciso del poeta. Tutto ciò che sappiamo di lui, sono solo confidenze avute da un suo ex compagno universitario di studi. Dalla narrazione risulta Ducasse essere un personaggio schivo e riservato, mentre seguendo le sue bibliografia studentesche, Ducasse ci svela essere di origine ebrea e lo ammette lui stesso quando dichiara che nella sua università i testi dovevano essere tradotti prima in greco poi in aramaico. Da qui si può risalire sul modello di conduzione universitaria e chi poteva accedere o no alla “prestigiosa” Università Sorbona.
Sempre dalle confidenze dell’amico universitario, pare Ducasse non avesse mai avuto amori e quindi figli, ma da un indagine fisiognomica ci troveremo davanti ad una sorpresa che impegnerà i futuri bibliografi sulla ricostruzione familiare e dinastia di Isidore Ducasse. Pare abbia avuto una figlia fatta adottare in America. Trattasi di una nota spia americana anche lei pervenuta in Europa per “servizi” americani in Francia ed infine punita con l’esproprio totale dei beni personali (quadri e capitali) per ragioni non poco chiare ad opera degli eredi della convivente Gertrude Stein. (controspionaggio scoperto?). Il comportamento spionistico di Alice B. Toklas in Francia si rivelerà importantissimo per le nostre indagini.
Alice Babet Toklas
A questo punto possiamo dedurre che: un “agente ombra” cosmopolita scoperto, dichiarandosi ebreo e quindi senza Patria – deresponsabilizza la nazione dove opera da tutti i mal servizi resi a Stati terzi. Tali servizi, una volta vincitori, se letti al contrario diventano azioni di alto pregio spionistico meritevoli di spregiudicato valore eroico e coraggio. Tali azioni apporteranno grande onore alla sua congrega religiosa (Famiglia) od etnia d’appartenenza come anche un gran rancore negli sconfitti rimasti beffati nel dare fiducia ai traditori per mestiere; da qui il silenzio tombale fino alla morte e oltre delle spie per evitare rappresaglie popolari per le gabelle ricevute.
Confessava Francis Picabia: ” Il vecchio Loutreamont è imboscato nel Ministero della Finanza” . Tale dichiarazione resuscita un morto mai morto. A questo punto, svelato il segreto, la Storia dell’Arte sulle Avanguardie ha bisogno di uno “STOP!” e cominciare a riflettere diversamente. E il nostro Picasso cosa centra in tutto ciò? Centra, Centra perché quella invenzione o tecnica o stile figurativo è pertinente a Lautreamont.
Isidore Ducasse Conte di Lautreamont era il Rasputin dell’impero cosmopolita d’Europa. Il suo potere si estese grazie alla diffusione di ottima cocaina a tutti i dirigenti “eletti” nel mondo, rendendoli a lui “dipendenti”. Il suo prodotto era sempre eccellente, puro. Lautreamont come Charles Baudelaire, sperimentò su di se le droghe più potenti dell’epoca (peyote compreso) descrivendo nei suo canti gli effetti collaterali subiti nella psiche per scoprire se ci fosse un Dio oltre l’Io o se ambedue erano lo stesso soggetto.
Tra i suoi Canti c’è un passo che narra le allucinazioni avute davanti ad uno “specchio rotto” dove ogni frammento proiettava quarti di realtà antistante nella stanza, creando più punti prospettici. La frantumazione dello specchio evidenzia all’osservatore dettagli altrimenti invisibili sulla superficie dello “specchio-riquadro” rotto, ma rimasto ancora assemblato. Frantumato lo specchio, oltre a dare origine a nefasti destini malefici, i frammenti dell’immagine frantumata ci presentano prospetti disassati e dislocando in direzione di un altrove, danno origine ad un insieme metafisico dell’ immagine frantumata. Quindi il cubismo del 1906/07 de Les Demoiselle d’Avigno non era ancora cubismo e forse tutta l’arte cubista di Pablo Picasso non lo fu mai stata cubista ma Frantumista.
Barcellona- vista aerea cubista
Il Cubismo prenderà tale nome dall’organizzazione Cosmopolita di Barcellona, corrente politico culturale ebraica per il dominio della Città. Picasso apporterà alla organizzazione – cui aderisce – la prospettiva di avere sotto controllo l’Arte in Francia e anche in futuro nel mondo. Altri fini sotterranei li vedranno strada facendo con Picasso per la creazione di agenti ombra in Russia, filo cubisti, futuristi e no come anche agenti sostenitori del mercato d’arte “Cubista”; inoltre: organizzerà volontari per la prima Guerra Mondiale contro i tedeschi e successivamente nella Guerra Civile di Spagna alleati a fascisti, nazisti e franchisti, sconfiggendo per mezzo secolo ogni forma di Anarchia, Democrazia e Comunismo in Spagna. Il Nazismo porterà a drastiche scelte le posizioni politiche di molti artisti delle Avanguardie in quanto divenuto quello nazista un problema di primaria importanza. Una cosa cui piaceva fare a Picasso, era ascoltare in salotto le imprese belliche dei sui combattenti ombra e reduci cubisti avute nelle due guerre mondiali.
Jan Gris: ritratto di Picasso vestito da Ufficiale
Ufficiale militare.
La strada che aprirà al vero cubismo europeo ha un altra radice ben incanalata e inquadrata nella storia della pittura occidentale. Per parlare di cubismo razionale dovremo partire da un altro pittore Piet Mondriand che aveva capito la differenza tra Frantumismo e Cubismo. A differenza di Picasso nel 1912 Jan Griss forse è il cubista che meglio si sia avvicinato al cubismo pittorico, ma fu castigato da Picasso e dalla comunità per aver svelato un segreto nel ritratto di Picasso: essere un ufficiale d’armata anche se il ritratto risente ancora del frantumismo.
Il cubo magico di Piet Mondriand
Piet Mondrian
da Wikipedia: Pieter Cornelis Mondriaan, meglio conosciuto come Piet Mondrian (Amersfoort, 7 marzo1872 – New York, 1º febbraio1944), è stato un pittoreolandese, fondatore assieme a Theo van Doesburg del “neoplasticismo” (il nome originale è De Stijl, dal nome della rivista De Stijl). Piet Mondrian, sulla falsariga del pittore simbolista russo Malevic è forse il meglio occidentale ad aver capito ed interpretato esteticamente la purezza della “Grafica Futura”. Nonostante le denominazioni diverse imputate alla sua arte per distinguerla dalle altre correnti pittoriche, Mondrian è colui che più si è avvicinato al concetto di “Cubo magico” e quindi cubista. Lui come altri artisti dell’epoca compresi quelli della Bau Hause a seguire, si avvieranno a un pragmatismo presentandosi al mondo come “minimal” spalancando le porte al futuro industriale, origine dell’Arte Moderna. Aderendo al cubismo nel 1912 e staccatosi poi nel 1919, Mondrian a Parig nel 1920 pubblica “Il neoplasticismo”; auto referenziandosi neoplastico. Nella sua Tesi ambienta la sua scoperta non solo nell’arte ma invita a inserirla nel mondo dell’estetica, dell’urbanistica, dell’editoria, settori merceologici ed industriali. Mondrian quando verrà riconosciuto decenni dopo, entrerà ufficialmente nel mondo dell’Arte spalancando le Porte sprangate, permettendo all’Arte di uscire dal tempio ove fu rigidamente imprigionata. e invadere dell’urbano tutto ciò che fa Moda ed Estetica. Lo stile Minimal è ancora oggi il più imitato dai creativi e designer
All’abbandono del cubismo picassiano Mondrian dichiarò :
“A poco a poco mi sono reso conto che il cubismo non presentava le conseguenze logiche delle proprie scoperte; non stava sviluppando l’astrazione verso il suo obiettivo finale: l’espressione della vera realtà “.
Deduzioni finali:
Per chi non conosce i Canti di Maldoror e vuole avvicinarsi per scoprirli a quel poema, ha modo da leggere nell’incredibile opera blasfema suddivisa in vari Canti, Il lettore ritroverà in ognuno di essi tutte le matrici delle invenzioni pittoriche delle Avanguardie e posteri , messe in pratica per tutto il 1900 ( Copy Right) La presunta seconda morte di Lautreamont, avviene nel 1925, anno in cui Marcel Duchamp terminerà la sua esperienza artistica ritirandosi definitivamente a vita dall’Arte. Morto il suo Suggeritore e guida non aveva modo di esprimere più niente di valido. Il padre di Lautreamont lascerà al momento della morte un immensa fortuna alla comunità Cosmopolita di Montevideo e mondiale come ai relativi cartelli per l’approvvigionamento di droghe per le case farmaceutiche, gli eserciti, la politica e malavita.
Se ne deduce che: Les Demoiselle d’Avignon non è un opera Cubista ma Frantumista. Il sovrano in assoluto del Cubismo diverrà l’analitico e modernista architetto Charles-Édouard Jeanneret-Gris, alias Le Corbusier rinnovatore delle nuove “Case Cubo” abitative. Le Corbusier influenzerà tutta l’industria edile, gli arredi e quanto di moderno ci circonda come anche l’urbanistica dell’era moderna.
Nelle Avanguardie, più che parlare di pittori veri e propri o di artisti possiamo parlare di Stilisti. Dopo l’incontro tra la collezionista americana Gertrude Stein e Pablo Picasso avvenuto nell’Atelier dell’artista per eseguire il ritratto della ricca ereditiera e futura Matriarca cosmopolita, il pittore per poter entrare a far parte di una Scuderia d’Arte cosmopolita americana o internazionale, doveva ricercare uno “stile pittorico” unico, riconoscibile, diverso dal modo di dipingere dei concorrenti pittori, tale da improntare ed accedere al Copy Right per tutelare il proprio prodotto (modo di dipingere). Picasso, per essere un vincente, dovevano inventare di sana pianta e un stile proprio, folle, mai prima visto in Arte. Nascono “Les Demoiselles d’Avignon”. Fu scandalo.
Secondo la Stein lo “stile” è un marchio di fabbrica tale da riconoscere un autore dal modo di dipingere o stile anche se il quadro non è firmato in quanto, quello stile essendo una invenzione inconfutabile dell’artista non può e non deve essere copiato altrimenti si apre una vertenza legale contro i millantatori e i copisti.
Più lo “stile” è originale e più alta è la garanzia che non si produca sul mercato una inflazione artistica all’insaputa dell’inventore. Per evitare ciò, e amministrare il grande patrimonio che cresceva di volta in volta, Picasso dispose per tutta la vita di una segretaria di fede, una fedelissima che teneva i registri di vendita dei quadri (numeri di serie) in perfetto ordine anagrafico e ben catalogati. Dora Maar: “ Io non ero la sua amante, lui era il mio padrone”. La catalogazione amministrativa era di pertinenza tra la segretaria dello stilista e dei galleristi distributori. Per proteggere quella invenzione, l’artista doveva iscriversi all’ufficio brevetti e depositare il proprio “Stile”. A questo punto il collezionista si sentiva tutelato sul patrimonio economico sborsato e la futura rendita che questo generava tra cataloghi, esposizioni e gettiti pubblicitari.
La “Firma” sarà il protocollo che permetterà la convalida dello “stile d’autore”. Per il collezionista, un quadro, essendo pagato per una ragione che esula dall’arte, ma acquistato sotto forma di finanziamento legale, o di investimento, oppure per il finanziamento illecito di operazioni commerciali e politiche da non rendere nota la provenienza del finanziatore eversivo, la proprietà restava segreta. Soli il Notaio era a conoscenza, ecco perché molti noti artisti di Avanguardia erano figli di notai.
Questo modo di procedere è annesso alle rivoluzioni politiche e commerciali avvenute in Europa all’inizio del novecento. La rivoluzione industriale, poiché procedeva a passo lesto e quindi poteva sfuggire al controllo dei cosmopoliti, questi dovevano assumersi i rischi finanziari e di monopolio promuovendo rivoluzioni in tutti i settori di controllo di uno stato da conquistare.
Poiché le famiglie cosmopolite nel mondo sono tantissime, disciplinate e ben mimetizzate e alla conquista di tutto ciò di cui possono farne Monopolio, come ad esempio il mondo industriale generatore di Grandi economie mondiali, la copertura finanziaria degli investimenti abbisognava di molte “ricevute bancarie” pari alla portata immensa delle rivoluzioni e guerre programmate in atto.
Il quadro d’autore, riconosciuto come di uno “stilista” meritevole e affidabile, ricevendo una alta somma a prestito per l’Opera, impegna l’artista e il gallerista sulla buona riuscita dell’operazione finanziarie in corso. Per fare ciò ci voleva una “garanzia bancaria”. L’arte diventa Forma, Titolo e Firma; poi, un numero di serie e una banca che attesti il deposito avvenuto per quella operazione imprenditoriale. Essendo il cosmopolitismo un ente internazionale e quindi senza confini, per regolamentare tutto gli abbisognava un mercato regolatore: ecco apparire il Mercato d’Arte Moderna al Salon di Parigi. (fiera del quadro)
Il quadro catalogato, sul nascere, in caso di furto, non seguendo i canali ufficiali di vendita, (Asta) allerta tutti i “collezionisti unificati” a non comperare mai quel prodotto in quanto, la copertura finanziaria veniva sospesa per motivi legali, in caso di ritrovamento dell’opera, il malcapitato che ne aveva fatto acquisto speculativo restava senza copertura finanziaria sborsata. Il quadro catalogato, tornava al legittimo proprietario dopo la convalida dagli ispettori del Mercato. Il quadro ritrovato riprendeva il suo valore originario e diritto diporpietà.
Il Titolo Il “Titolo” e la Firma sono il vero valore del quadro e non l’opera in quanto, esso è la rappresentazione monetaria della conquista avvenuta al Monopolio e che ne determina il Valore; esempio: se nel campo dei petroli, un petroliere finanzia l’operazione di conquista dei pozzi iracheni, quei pozzi diventati di proprietà di una nuova forza esterna conquistatrice, quando vuol vendere le quote di maggioranza, non dice a chi le vende, ma il quadro “Titolo” che ne assume il valore d’investimento bellico passa nelle mani di un nuovo collezionista di titoli. Le quote finanziarie dei quelle pompe di petrolio passano al nuovo acquirente del quadro accollato e ne avrà Titolo e possesso.
Quando all’Asta si vende un quadro di Picasso del valore simbolico 100 milioni di dollari… la domanda è la seguente: ” quale Titolo di Maggioranza è stato venduto a chi? a che copertura? e di che cosa?” Quindi , i capolavori d’arte moderna delle Avanguardie sono “Titoli” di fatto e cedevoli, corrispondenti all’utile di esercizio che quel finanziamento renderebbe sotto forma di Proprietà di Capitale. La copertura politica avvenuta o bellica precedentemente finanziata è da indagare nel cosmopolitismo.
… e l’Arte?
I Critici Ufficiali sprecheranno fiumi di belle parole a sostegno del loro Valore Aggiunto (che gli verrà riconosciuto) ciò, per non fare deprezzare l’Opera in crisi divenuta Critica.
Eppure non erano comunisti di fatto, ma… cosmopoliti si.
Le indagini proseguono: “il collezionista finanziatore”.
Conversava angelica divertita. Timida volgeva gli occhi al cielo ad ogni domanda sua forbita come chiedere di lassù il consenso a quelle avance troppo spinte in attesa di quel permesso che in pancia le formicola; pizzichi di umidi umori da nascondere tra rossori e candidi cedimenti.
“Mio marito parla poco, vive in silenzio. Quando ho ragione lui non risponde. Quel suo silenzio non lo sopporto più, aspetto che parli, che dica qualcosa, insomma, non c’è più dialogo tra noi, tace.” Femminista, voleva sempre ragione lei.
Vedovo, cammino solitario nella notte. Il passo è lento, calmo sul marciapiede, non devo andare da nessuna parte; voglio respirare un poco di aria pura priva di inquinamento maleodorante che nella notte disceso ovunque sui prati stermina ogni piccola creatura nei parchi.
Le finestrelle accese urbane sono le scale altre al neon sono gli uffici reclamizzati, i semafori gialli pulsano intermittenti non c’è in giro nessuno per le strada ferme solo una pattuglia minacciosa, mi fermerà. Che faccio! Scappo?
“Mani in alto! Documenti!” La mano è armata.
“Lo sa che è l’ora del coprifuoco? Lei cosa fa in giro?” E burbera: “La multa non glie la toglie nessuno sono 400 Euro, documenti,”
A me che no ho domicilio, espulso di casa gettato fuori dalla mia Patria dal fittavolo, un cittadino avido disonesto che dai pandemici pretende una pigione giuridica minacciasfratti con fattura di 450 euro di prezzolato Avvocato, come queste guardie padroni di prigioni fannulloni democratici in cerca di facili guadagni.
Ah! Il capitale, che disgrazia! Quanti appestati ha da spolpare e sanare.
Direi: “Non ho casa, non ho Patria” ma taccio “nessuno mi alberga o mi apre la porta di casa” non servono parole di sfida ad un nullatenente, il verbale non sarà pagato senza eredi e residenza.
Un giorno espatrierò in punta di piedi come fanno i migranti e migratori alati lasciandoli insoluti i loro crediti esagerati.
Soddisfatti, pingui di tanto facile danaro, l’ordine militare eseguito procede la caccia, s’aggirano blu intermittenti accomodati dopo la promessa di tornare io svelto a casa.
Quale casa? ( hehehe), poveri pirla.
Ora la città posso ammirare tranquillo io, poeta, col verbale in tasca fasullo, ho un lasciapassare per molte sere ancora poiché distratti è rilasciato privo di data.
E cammino sui marciapiedi del quartiere Lager dove vissi recluso più di 40 anni; ogni porta è sprangata allo straniero tutti prigionieri nel proprio maniero chiamano Patria… la loro Patria
Mia no di certo, visto che per abitarla pagavo agli italiani tutto, io italiano… pagavo vizi e lussuria agli italiani avidi democratici.
E Selene in cielo biancheggia e mi sorride facendoci il reciproco occhiolino, le dico: I privatisti sono tutti prigionieri in casa come crisalidi avvolti nel proprio baco, sognano tranquilli, altri si disperano, avvolti nei bozzoli singoli i minori ignari, nei matrimoniali i genitori angosciati nel silenzio tombale, regno dei cimiteri che tra le angosce l’inferno spalanca.
il “Ministro della Paura” con il CoronaVirus li ha sistemati per benino prima di andare a dormire, L’Apocalisse s’avvererà: il 5G ci farà tutti prigionieri, anche le Banche Centrali cresciute più alte delle Cattedrali
Che se ne faranno se impiegati distanziati?
E passa la guardia notturna in bicicletta, le mostro il verbale: “tutto bene vado a casa!” la Luna bianca mi sorride divertita mentre m’allerta il rombo di un aereo militare cupo in cielo:
lo guardo, minaccia severo un bombardamento, forse… ma procede lento come temporale di ronda, rilascia l’aerosol per la disinfestazione di massa lo sento dall’odore e procede… poi ritorna, Avanti indietro come un trattore espande il suo concime di morte batteriologica.
Mi metto la mascherina e un bel vaffanculo all’aviazione, “coprifuoco dalle 10 di sera” seee… eccola la loro ragione; il veleno viene sparso, cammino tranquillo col mio respiro soffocato mentre il merlo fischia il canto del risveglio:
Ore 04,30 del mattino l’aereo non fa ritorno il peggio è passato, Nessuna ambulanza notturna, le pattuglie lampeggiante sparite sapeva tutto, le ho già anticipato le mie spese funerarie che vedranno dissolversi nel vento.
I colombi storditi sembrano star male a terra paiono covare sulle zampette molli accasiate, la testa ciondolano, ansimano, si disperano mentre le vespe stecchite sono del giorno prima.
Le crisalidi notturne proseguono il sonno nei bachi di lino, sudari e lenzuola, il lavoro non li attende: è fallimento per molti operosi, nessuno li attende cosi passeggiando rimembro le rime scolastiche : “…Venezia, l’ultima tua ora è venuta illustre martire tu sei perduta. Il morbo infuria , il pan ci manca sul ponte sventola bandiera Bianca.”
Corona, mia benedetta Corona… grazie dell’avvento salvifico, puntuale come avevi promesso puntuale come una nera Cometa.
Non amo i fiori, sono argomenti per donne ornamento delle tombe in memoria dell’amore, quelli di plastica sono per avi di furbi parenti evidenziano sbiaditi la lunga dimenticanza.
I giardinetti interrati si, sanno di sapienza, rilasciano alla Natura il fu fatal respiro; essa accarezza nelle stagioni il delicato andamento e al bel risveglio del verde li adorna in fiore.
Il cipressino è cresciuto, ombreggia la lapide grigia, impone la cima acuta una meridiana stagionale, le rose della nonna che riposa accanto, mutano, pare nel sepolcro rivestirle la povera seta smunta.
E cammino tra le lapidi pensandoli altrove in luoghi desolati privi di fiori e sole non s’ode parola, preghiera o lamento ma passi che scricchiolano la ghiaia bianca.
Eccola la vedova raccolta nel suo timore. sembra rancore, certamente è delusione, ha tra le mani un mazzolino di fiori nani gli occhi lacrima ancora pulendo la croce.
Dal muretto di schiena della mia terrazza estiva sgorgano cascanti in ammassi rose fiorite: pallide, tenere da toccare sfiorare e dorarle. E’ talmente invadente e generoso quel roseto da emozionarmi profondamente l’abbondanza. Maestosa criniera floreale di profumo e fragranza per bellezza splendente al risveglio mattutino. Mi guada, mi seduce mi ammalia e ammanta.
Rosa si dispera nella sofferenza lacrimosa, lamenta tormenti di un destino ingrato mai vaticinato da veggente o indovino, che dall’amato cui si congiunse nella fede dei giuramenti sacrali, per leggerezza incosciente fu d’amore diseredata per un altra più attraente, bella e seducente, capricciosa, gioiosa: impari da sfidare nella lussuria dei tradimenti carnali.
Rosa lacrimosa, chi potrà mai consolare il tuo sterno affranto da forti patimenti, fermare alla fonte lacrimale sgorganti rii, funebri e funesti, resi salmastri dall’odio, e privi di parole per la commiserazione, distraendoti dalla rea situazione, ma invano, scaraventata di getto nella disperazione dove nulla è a conforto o pronunciabile, nulla, per chi la poesia, come strappata veste a commozione altrui e sopraffatto muto.
Non so cosa dire se nell’abbraccio restare.
Mia Lacrimosa, mio dolce pianto infuocato, le tenebre hanno avuto il sopravvento oscurandoti la mente con sudari trasparenti, bruni veli a ragnatela immobili vischiose dove il ragno assassino rivendica il pasto morboso in punta di piedi sui nervi a paresi, così ti vuole avvolta ed esposta alla vergogna d’essere stata tradita, come se tua fosse la colpa, colpa subita e profonda ferita infertati.
Abbandonata in se stessa nell’abbraccio, volto pietoso nasconde l’anima tradita. “Salvami” – implora – “salvami ti prego“. Indietro non si torna, lo so, o forse…
E lo chiami, lo richiami e lo invochi nell’oltre di un “perché?'” sperando che torni, ma non torna; non può più tornare indietro dalla ripudiata ma di gioia si nutre con la nuova porno infantile.
Nulla può consolarla, che amore prontamente di donna offesa, strazi e rabbia tutto soffocherebbe lacrimosa per quel disperato amor proprio di ritorno, ma non l’offesa, quella resterà sempre e lui lo sa e se ne frega, per ciò il traditore non ritorna e Rosa lacrimosa amara si dispera condannata negli inferi della mente per aver amato quel demone incosciente e mi dispera: “Ho nel ventre suo figlio cosa faccio? …aiutami ti prego.”